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Le Intolleranze Alimentari

intolleranze alimentari RAITrascrizione dell’intervista rilasciata dal Prof. Giancarlo Caletti al Prof. Michele Mirabella, durante la trasmissione ELISIR andata in onda il 16 Novembre 2023

Le reazioni gastrointestinali avverse agli alimenti ingeriti variano notevolmente sia nella presentazione clinica, nella fisiopatologia, nella diagnosi e nella cura.
Esse sono.

Allergie alimentari

Intolleranze alimentari.

Per una migliore comprensione dell’argomento bisogna chiarire la differenza fra loro:

 

  1. Le Allergie sono immunomediate. Cioè, secondarie ad una risposta immunologica del soggetto.
    Insorgono rapidamente dopo l’ingestione dell’allergene (da minuti a max 2 ore).
    Presentano diversi sintomi:
    Sintomi cutanei: prurito, vampate, orticaria, prurito orale, angioedema (rigonfiamento di labbra, palato e faringe).
    Sintomi Gastrointestinali: nausea, vomito, dolori addominali crampiformi.
    Sintomi respiratori.
    Sintomi cardiovascolari: arresto cardiaco.
    Sintomi neurologici: sincope!
  2. Le Intolleranze alimentari sono reazioni indesiderate e sgradevoli a certi cibi.
    Non sono allergie.
    Non sono immunomediate.
    Sintomi: dolore addominale, gonfiore, diarrea.

Cause note: deficit enzimatico (intolleranza al lattosio), IBS (Colon Irritabile).

intolleranze 2Una diagnosi errata fra le due situazioni può avere effetti negativi importanti e non necessari sulla nutrizione e sulla qualità della vita dei pazienti, soprattutto se si eliminano inutilmente cibi innocui.

Astenendosi totalmente e senza motivo dall’assunzione di uno o più alimenti, può causare una perdita di “tolleranza”, verso quell’alimento e di conseguenza aumentare il rischio di una reazione IgE-mediata verso un cibo precedentemente non allergico!

 ALIMENTI ALLERGIZZANTI IN ORDINE CRESCENTE

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Vegetali

(non legumi)

Carote, Purea (tutti i tipi: Patata dolce, Patata), Fagiolini, Broccoli, Lattuga, Barbabietola, Asparagi, Cavolfiore, Cavoletti di Bruxelles

Agrumi

Arance, Pompelmo, Limone, Lime

Legumi

Ceci, Fagioli bianchi, neri e rossi

Pesce

Molluschi

Crostacei

Frutta

(non agrumi, non tropicale)

Mela, Pera, Pesca, Prugna, Albicocca, Nettarina, Uva, Uva passa

Frutta Tropicale

Banana, Kiwi, Ananas, Mango, Papaia, Avocado, Mango

Granaglie

Avena, Orzo, Segala, altre granaglie
 

Vegetali

Pomodori, Prezzemolo, Cetriolo, Cipolla, Aglio, tutti gli altri

Frutti di Bosco

Fragole, Mirtilli, sIgE Lamponi, Ciliegie, Mirtillo rosso

Granaglie

Riso, Miglio Quinoa

Carne

Agnello, Pollo, Tacchino, Maiale

Soprattutto se poco cotte.

Soia

Uova

Latte

intolleranze 3Le intolleranze alimentari sono molto più frequenti delle “allergie”.

L’aumento della prevalenza delle cosiddette intolleranze è legato a più fattori:
le elaborazioni e composizione degli alimenti (additivi e probabilmente conservanti in parte sconosciuti) industriali e cambiamento del ritmo della nostra vita: STRESS.

Alcune di esse coinvolgono un processo fisiopatologico organico (lattosio e fruttosio).

Altri cibi che possono causare in individui predisposti reazioni spiegabili e che non si verificano in altri a meno che non siano introdotte in eccesso, sono le bevande a base di caffeina e la tiramina (o altre sostanze vaso attive) presenti nei formaggi.

Tuttavia, numerose intolleranze rimangono inspiegabili.

I sintomi possono manifestarsi molte ore dopo l’assunzione di cibo e durare anche molte ore o giorni.

Identificare l’alimento colpevole è molto impegnativo e spesso senza risultati, in quanto diversi gruppi di cibi possono essere coinvolti nell’intolleranza del singolo soggetto.

Additivi alimentari come sodio glutammato (dadi da brodo) e i solfiti (vino) possono causare sintomi vari:
Disturbi gastrointestinali, cefalea, emicrania, senso di fatica, disturbi muscolo scheletrici, e cambiamenti comportamentali.

Tali sintomi sono in gran parte sovrapponibili a quelli della IBS (Intestino irritabile) e della fibromialgia o altri disturbi funzionali gastrointestinali.

In tutti questi casi gli esami sierologici ematici sono negativi per sIgE.

Pertanto, non esistono tests immunologici obiettivi, utili a chiarire la presenza di intolleranze alimentari.

È invece possibile creare una “tolleranza” per un cibo riscontrato colpevole, attraverso un periodo di eliminazione dello stesso dalla dieta, seguito da una progressiva reintroduzione.

Intolleranza al lattosio.

Il lattosio alimentare è formato da 2 molecole di monosaccaridi (zuccheri) che sono il glucosio e il galattosio”.
In questa forma esso non può essere assorbito dall’intestino, ma in questa sede viene idrolizzato (separato, scisso) da un enzima “lattasi”, prodotto dalla mucosa intestinale, in due molecole che così vengono facilmente assorbite nell’intestino tenue.
Il lattosio non idrolizzato e quindi non assorbito arriva al colon, dove causa una diarrea

osmotica e dove la fermentazione batterica determina produzione di gas (anidride carbonica, idrogeno ed acido solfidrico) con conseguente gonfiore e flatulenza.

La carenza congenita di lattasi è rarissima.

Invece, molti individui, che alla nascita possiedono una normale capacità di produrre lattasi, dopo lo svezzamento la perdono progressivamente, causando una intolleranza in età infantile e adulta (“non persistenza di lattasi”).

I sintomi sono: crampi addominali, gonfiore, flatulenza, diarrea (osmotica).
Essi però insorgono solo se si ingerisce una dose importante di lattosio.

I soggetti che malassorbono il lattosio e che si considerano “intolleranti”, possono invece tollerarne discrete quantità (12-24 g/dì), pari a 1-2 bicchieri di latte.

Esiste una alterata ed inutile apprensione a questo riguardo, certamente enfatizzata dell’industria produttrice di integratori con lattasi!!
(Turbull JL & al. The diagnosis and management of food allergies and food intolerances. Alim Pharmacol and Ther 2015;41:3-25).

Pertanto, non ci si deve preoccupare troppo per evitare modiche quantità di lattosio, soprattutto quello contenuto in modeste quantità nelle pillole farmaceutiche.

Intolleranza al Fruttosio

Il “fruttosio” con il “sucrosio” è uno dei due monosaccaridi semplici esistenti in natura.
È contenuto nella frutta e spesso è aggiunto come additivo ai cibi per il suo sapore dolce senza aumentare la glicemia.
Esso è assorbito nell’intestino tenue per diffusione senza intervento enzimatico.

L’assorbimento di fruttosio è stimolato dalla ingestione contemporanea di glucosio in modo dose dipendente.

In certi individui il processo di assorbimento è incompleto, soprattutto quando ve ne è in eccesso e vi è scarso glucosio nell’intestino.

Il fruttosio non assorbito nell’intestino tenue arriva così nel colon dove la fermentazione batterica produce fermentazione e gas, con sintomi identici all’intolleranza al lattosio e all’intestino irritabile.

Per ovviare a questo problema si consiglia di mangiare la frutta leggermente zuccherata!!

 Intolleranza o Sensibilità al Glutine

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Diversamente dalla “malattia celiaca”, che è una reazione immunomediata al glutine in soggetti geneticamente predisposti, e dalla “allergia al frumento”, che è una risposta allergica, IGE mediata, alle gliadine, il concetto di “sensibilità al glutine” è una problematica recente, ancora poco nota e di diagnosi controversa.

In alcuni soggetti considerati sani, l’esclusione del glutine dalla dieta può migliorare una gran varietà di sintomi inclusi i mal di testa ed i dolori addominali e muscolo scheletrici.
Perfino alcuni pazienti con intestino irritabile talvolta trovano miglioramenti attuando una dieta senza glutine.
D’altronde i sintomi delle due situazioni sono quasi sempre sovrapponibili.
Comunque, non vi sono prove documentali scientifiche sulla esistenza e sulla natura di questa intolleranza.

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IBS (Intestino Irritabile) ed Intolleranze alimentari

Le cause dei sintomi nell’Intestino irritabile sono ancora poco conosciute.

Sicuramente alla base vi son anormalità della motilità intestinale, infiammazione lieve, microbiota alterato, ipersensibilità viscerale, alterazioni funzionali del sistema nervoso centrale, fattori psicologici ed infine fattori dietetici.

È noto che certi sintomi si manifestano e/o peggiorano dopo i pasti, tanto che i pazienti ritengono di soffrire di “allergie” o di “intolleranze alimentari”.

Si è notato che diete ricche in carboidrati, cibi grassi, caffè, alcol e spezie piccanti sono determinanti all’insorgenza dei sintomi.

Tuttavia, va spiegato che l’insorgenza dopo un pasto di dolori addominali crampiformi, seguiti dalla necessità urgente di defecare, sono tipici di un intestino irritabile a causa di un “riflesso gastro-colico” esagerato e raramente di “allergie” o di “intolleranze alimentari”.

Un pasto molto calorico, ricco di fibre, grassi e carboidrati, può stimolare la contrazione del colon distale (sigma-retto) con conseguente evacuazione.

È noto a molti che una tazzina di caffè unita al fumo di una sigaretta favorisce la defecazione in soggetti stitici.
Questa avviene in quanto ambedue le sostanze, caffeina e nicotina, stimolano rapidamente la contrazione del colon distale: sigma-retto.

La Diagnosi di Intolleranza Alimentare

I test per le intolleranze alimentari che rilevano nel sangue anticorpi IgG specifici verso alcuni alimenti, evidenziano solamente che vi è stata una esposizione a quel determinato alimento e nient’altro!!!!
Pertanto, sono costosi ed inutili.

Alcuni soggetti con IBS (Intestino Irritabile) possono avere anche una aumentata sensibilità alla distensione del lume intestinale.
La distensione è dovuta ad un effetto osmotico e della fermentazione batterica dei cibi poco o nulla assorbiti nell’intestino e che arrivano nel colon indigeriti.

Si sottolinea come le “fibre insolubili” lentamente fermentabili (crusca di frumento, cellulosa, legnina) possono essere deleterie e peggiorare i sintomi.

Da preferirsi sono le “fibre solubili” (glucani, pectine, gomme, inulina, psillio, galattomannani ecc) che riducono i sintomi dell’IBS.

Infine, una dieta a scarso contenuto di “FODMAPs” (Fermentable Oligo-Saccaridi, Disaccaridi, Monosaccaridi, And Polyols) che sono carboidrati a catena corta, poco assorbiti dall’intestino e fermentati nel colon (osmosi, distensione gas e diarrea) in una discreta percentuale di casi attenua i sintomi dell’IBS,

Cosa sono i FODMAPs?
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La sigla FODMAPs è l’acronimo inglese di Fermentable Oligo-Di-Monosaccharides And Polyols.

Questi sono dei nutrienti contenuti in numerosi cibi che costituiscono la nostra alimentazione quotidiana. Nello specifico, sono dei carboidrati a corta catena che vengono scarsamente assorbiti dalle pareti intestinali e sono fermentati dalla flora batterica, provocando un aumento di acqua nell’intestino e la produzione di gas, fattori questi che scatenano i sintomi precedentemente descritti.

 

 

 

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I FODMAPs comprendono i fruttani (molti vegetali grano, orzo e segala), galatea (fagioli, legumi), polyoils (in molti frutti, e dolcificanti artificiali).

Negli ultimi anni ricercatori australiani della Monash University (Susan Shepherd) hanno studiato e dimostrato che un’alimentazione a basso priva di FODMAPs favorisce (fino al 75% dei casi) una regressione del gonfiore e del dolore addominale, un miglioramento nella consistenza delle feci e, conseguentemente, una riduzione dei livelli di stress.

Ad oggi, tale approccio è internazionalmente accettato come una strategia efficace nella gestione della Sindrome dell’Intestino Irritabile e della Dispepsia Funzionale.

In particolare, i polyols sono un gruppo di carboidrati a bassa digeribilità usati come dolcificanti artificiali al posto dello zucchero e sono chiamati anche alcol di zucchero.

Essi non sono né zuccheri né alcol, hanno un sapore dolce e hanno il vantaggio di essere scarsamente calorici, non rovinano i denti, e contribuiscono a perdere peso nelle diete e ad abbassare la glicemia.

I più noti sono: eritritolo, maltilolo, isomaltolo, lattilolo, mannitolo, sorbitolo e xilitolo.
Per il loro effetto sull’intestino alcuni di essi sono usati anche come purganti.

La loro rapida fermentazione contribuisce alla formazione dei sintomi gastrointestinali creando una distensione addominale in due modi: l’aumento dei liquidi all’interno dei visceri favorita dall’osmosi, ed un aumento della produzione di gas.

È così che molti pazienti in determinate ore del giorno (spesso la sera e dopo i pasti) vedono la propria pancia gonfiarsi come un pallone.

A ciò si associa spesso dolore addominale e flatulenza con venti anche maleodoranti (flatulenza).

L’effetto dei vari FODMAPs contenuti in vari cibi si può sommare determinando così un ulteriore aggravamento dei sintomi.

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Come funziona la dieta a basso contenuto di FODMAPs ?
Per essa si rinvia all’apposita sezione in questo sito.

In Conclusione:

Le allergie alimentari sono un evento drammatico, ma raro e ben definito.
I test a disposizione IgE e IgG nel siero sono sensibili ma poco specifici.
Quindi vi è il rischio di catalogare come allergizzante un alimento innocente.

L’unico test valido e considerato il “gold standard” è la prova incrociata con un cibo ingerito ed un placebo DBPCFC (Double-Blind, Placebo Controlled Food Challenge).
Esso però è molto complicato da eseguire e necessita la presenza di personale medico in ambiente attrezzato per eventi avversi.

Lo stesso dicasi per le Intolleranza Alimentari.

Non esistono test seri ed affidabili! per le Intolleranza Alimentari

La presenza nel siero di un paziente di una IgG (Immunoglobulina G) specifica per un determinato alimento non è altro che la naturale risposta del corpo ad un cibo ingerito regolarmente senza problemi.
Pertanto i test positivi per IgG alimento specifiche nel siero, non sono un indicatore di una patologia.

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